Introduzione al problema: come l’umidità >85% distrugge la cinetica di idratazione del cemento
L’umidità elevata trasforma il processo di idratazione del cemento idraulico in un’arena di instabilità chimica e fisica: l’assorbimento rapido di acqua da parte della polvere cementizia provoca una diffusione capillare frenata e una reidratazione anomala, che accelera il consumo di idrossido di calcio e la formazione precoce di fasi instabili come l’ettringite e l’aluminato di calcio idrato, responsabili di microfessurazioni e perdita di resistenza. A livello molecolare, l’acqua in eccesso saturando rapidamente la matrice porosa riduce la capillarità utile e aumenta la pressione osmotica interna, ostacolando la crescita dei cristalli di silicato di calcio
Il Tier 2 ha già delineato i fondamenti del monitoraggio ambientale e delle barriere idrofuganti, ma qui si passa a un livello operativo dettagliato, con protocolli precisi e misurabili per cantieri italiani, come quelli sulle coste del Veneto o in Liguria, dove l’esposizione continua a nebbia salmastra e piogge frequenti amplifica il rischio.
Fondamenti del Tier 2: il ruolo critico del microclima e della permeabilità superficiale
Il Tier 2 identifica il controllo del microclima come leva strategica: l’assorbimento del cemento in condizioni di umidità elevata è fortemente influenzato da due fattori chiave: la permeabilità superficiale del composto appena applicato e la frazione d’acqua assorbita nel primo ciclo idrato.
La permeabilità superficiale, misurata tramite il coefficiente di assorbimento W (g/m²/h), determina la velocità con cui l’acqua penetra nella matrice cementizia: un valore basso indica una superficie poco permeabile, che trattiene l’acqua e ne rallenta la diffusione, riducendo la saturazione locale e la formazione di tensione capillare.
Il rapporto acqua/cemento w/c, normalmente mantenuto tra 0,40–0,45 per ottimizzare l’idratazione, diventa critico: in ambienti umidi, un w/c superiore a 0,45 favorisce un eccesso di acqua libera assorbita, accelerando l’idratazione anomala e aumentando la probabilità di fessurazioni da ritiro. Il Tier 2 raccomanda di limitarlo a <0,42 in zone a rischio elevato.
Normative italiane, in particolare la UNI EN 196-3, impongono test di assorbimento rapido (metodo a immersione a 24h) e la documentazione delle condizioni microclimatiche quotidiane sui cantieri, con soglie di intervento precise: se l’assorbimento supera 2 mm³/g in 24h, si attiva il controllo microclimatico.
“In zone costiere, il controllo non è opzionale: è una necessità ingegneristica per garantire la durabilità strutturale.” – Esperienza pratica da cantieri in Venezia
Metodologia operativa Tier 2: processo passo-passo per la gestione attiva dell’assorbimento
- Fase 1: Monitoraggio ambientale continuo con sensori IoT
- Posizionare tre sensori IoT a 1, 3 e 6 metri dal cantiere, in aree strategiche esposte a ventilazione diversa (vento diretto, ombreggiatura).
- Utilizzare dispositivi certificati Honeywell CLIMATE PRO o Sensirion SHT37 per misurare umidità relativa, temperatura e assorbimento locale in tempo reale.
- I dati vengono trasmessi via LoRaWAN a un gateway locale, con analisi automatica per identificare picchi di assorbimento >5%/ora.
- Fase 2: Applicazione di primer assorbenti pre-idratazione
- Pulire meccanicamente la superficie con spazzola a setole fini per rimuovere polvere, sali e residui organici (test con tampone umido per verificare assorbimento residuo).
- Applicare un primer idrofugo modificato con elastomeri termoplastici (es. Elastoprep Cemento), in due passaggi: prima una primer penetrante a bassa viscosità, poi una barriera superficiale con spruzzatura a 30 cm, con dosaggio 1,2 L/m².
- Verificare uniformità con test di penetrometria superficiale: assorbimento <0,8 mm³/g in 15 min.
- Fase 3: Controllo attivo del microclima con nebulizzazione intelligente
- Installare nebulizzatori a bassa pressione (0,5–1,2 bar) con pulsazioni intermittenti (1 sec on/3 sec off) per evitare saturazione locale; programmati per intervalli di 45 min, sincronizzati con cicli di getto.
- Utilizzare soluzioni deionizzate con polimeri idrofobanti (es. HydroSafe Plus, 0,8% in acqua) per ridurre la tensione superficiale e favorire evaporazione controllata.
- Integrare un sistema SCADA con feedback in tempo reale: se l’umidità relativa supera il 75%, attiva nebulizzazione automatica per 2 minuti ogni 90 min.
- Fase 4: Regolazione dinamica del getto e cicli lavorativi
- Adozione di tecniche a bassa velocità con pulsazioni intermittenti (dose 20%, intervallo 2 min) per ridurre la massa d’acqua locale e prevenire concentrazioni di umidità.
- Definire un piano di getto a “cicli di 30 min di idratazione, 15 min di asciugatura controllata”, monitorato tramite sensori di umidità residua.
- Evitare il getto consecutivo entro 2 ore; se necessario, applicare brevi intervalli di ventilazione meccanica (ventole a flusso laminare) per accelerare l’evaporazione.
- Fase 5: Controllo qualità in tempo reale con strumenti portatili
- Effettuare test di assorbimento con tester a impatto (prova ASTM C1700): misurare profondità di penetrazione in mm, obiettivo <1,5 mm dopo 24h.
- Usare accelerometri integrati (es
